martedì 10 giugno 2008

Intercettazioni : anche la FIEG contro le sanzioni a chi pubblica

"Limitare le intercettazioni alle indagini relative a reati di terrorismo e criminalità organizzata non mi sembra affatto una buona idea". Così il Presidente della Federazione Italiana Edtori Giornali, Boris Biancheri, secondo cui "Un sequestro di persona o la corruzione di un pubblico ufficiale che non hanno connessioni con mafia o camorra non sono meno gravi per questo".

"Quel che è necessario - a giudizio di Biancheri - è che le intercettazioni siano disposte solo in caso di assoluta necessità e che venga tutelato rigorosamente il segreto istruttorio. Si parla di punire il giornalista che scrive una notizia o l’editore che la pubblica: ma va punito in primo luogo chi, violando il dovere di mantenere il segreto sul contenuto di una intercettazione, l’ha comunicata o lasciata trapelare all’esterno".

Fra gli addetti ai lavori, assoluta contrarieta' all'idea di punire i giornalisti con cinque anni di carcere per la pubblicazione delle intercettazioni era gia' stata espressa dal presidente dell'Unione Italia Cronisti, Guido Columba, dal presidente della Federazione Italiana della Stampa Roberto Natale e dal segretario della Fnsi, Franco Siddi, i quali tutti invocano il diritto-dovere di cronaca.

Come annunciato dal premier Silvio Berlusconi, il Consiglio dei Ministri intende introdurre "il divieto assoluto di intercettazione telefonica, con esclusione per indagini che riguardano la criminalita' organizzata, la mafia, la 'ndrangheta, la camorra o il terrorismo. Per tutti gli altri reati cinque anni di carcere a chi ordinerà queste intercettazioni, cinque anni di carcere a chi le eseguirà e cinque anni di carcere a chi le propalerà, e una penalizzazione finanziaria importante per gli editori che le pubblicheranno".

Come stabilito da una sentenza la Corte dei diritti dell'uomo - i giornalisti hanno il diritto di pubblicare i contenuti delle intercettazioni di cui vengono a conoscenza, e le esigenze di privacy delle persone coinvolte, soprattutto se politici o altre figure di rilevanza nazionale, passano in secondo piano. Anche una delibera del Consiglio d'Europa ha stabilito che per i politici ed altri amministratori pubblici la privacy passa in secondo piano rispetto al diritto dei cittadini-elettori di essere informati.

Rebecchi Lorenzo

Nessun commento: