mercoledì 25 febbraio 2009

Il ritorno nostalgico del nucleare


Oggi tutti i giornali parlano dell'innovazione tecnologica del governo italiano e dell'impresa compiuta dal caro Berlusconi. Sembra, a quanto si legge, che si tratti di un accordo storico dai vantaggi economici inestimabili, mentre noi siamo, forse, l'unico partito a sottolineare i difetti, i rischi ed anche i danni per la collettività. Ieri Berlusconi e Scajola hanno firmato con la Francia un accordo di cooperazione sull'energia nucleare.
Mentre gli Stati Uniti d'America di Omaba Barak si accingono ad abbandonare il nucleare e ad investire tutte le risorse disponibili sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico, dando inizio ad un nuovo ciclo economico ed ambientale che a breve sarà seguito dalla stragrande maggioranza dei paesi più industrializzati del mondo, il nostro Berlusconi invece fa una scelta completamente opposta che già sapevamo. L'aveva detto chiaramente in campagna elettorale. Anche se ho seri presentimenti che dietro ci siano interessi di altro genere.Dirà che servirà a restituire competitività alle imprese italiane, che negli anni hanno effettivamente pagato l'energia ad un prezzo superiore a quello pagato dalle imprese che producono in Paesi che hanno il nucleare.
Ci sarà però lo svantaggio che tra circa 15 anni, se non prima, una volta completata la costruzione delle centrali nucleari e prima ancora della loro entrata in funzione, ogni potenziale beneficio risulterà completamente azzerato.
Avremo semplicemente sostituito la nostra dipendenza dal petrolio con la dipendenza dall'uranio, il cui prezzo si e' decuplicato negli ultimi anni, a causa di un'enorme insufficienza delle estrazioni.
Perderemo miliardi di euro negli investimenti sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico, che sulla base di valutazioni operate da esperti di tutto il mondo, generano per ogni miliardo di investimento pubblico due miliardi di investimento privato e determinano, rispetto allo stesso importo investito per la realizzazione di una centrale nucleare, la produzione del doppio di energia elettrica.
Assumeremo un ritardo irrecuperabile nelle nuove tecnologie rispetto a paesi come la Germania, il Giappone, gli Stati Uniti d'America, Gran Bretagna, India, Pakistan, Corea del Sud e la stessa Cina, che hanno invece investito o che hanno deciso di investire seriamente sulle energie rinnovabili.
Dovremo farci carico dei costi giganteschi necessari per lo smaltimento delle scorie e lo smantellamento dei siti dei quali sono costretti a farsi carico i contribuenti di alcuni paese che hanno adottato il nucleare.
Avremo costretto le popolazioni dei territori che ospiteranno i siti a vivere nelle stesse condizioni dei cittadini di quegli Stati che hanno il nucleare in casa e che negli ultimi anni hanno convissuto con una serie innumerevole di incidenti. Non hanno neanche anche ascoltato esperti di fama mondiale, che tra l'altro la pensano come noi, come il Nobel per la fisica Carlo Rubbia, che pone seri interrogativi sui problemi reali del nucleare.
Oggi il nucleare rappresenta il passato; invece, per le energie rinnovabili ed il risparmio energetico che sono il futuro, non è previsto alcun progetto di sviluppo. Il Presidente del Consiglio dovrebbe guardare al futuro per il bene del suo paese.
Questa è la caratteristica di un vero statista. Ma queste qualità, come ben saprete, non sono nel patrimonio politico di Berlusconi.

Rebecchi Lorenzo
www.italiadeivalori-galliate.com
3470900421

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