martedì 21 agosto 2007

Le tasse sono di destra o di sinistra

Recentemente si è dibattuto a Novara un argomento interessante che riguardava il problema della pressione tributaria. Il dibattito vedeva gli industriali da una parte e il sindacato CISL con il segretario Colzani, che ha difeso lo stato sociale pur ammettendo che esso presenta più di una falla.
Io condivido opinione del sindacalista sul fatto che si debba percorrere la strada utile per migliorare il sistema tributario per renderlo più equo, più efficiente ed efficace.
Ed ancora di più apprezzo la sua opinione sul fatto che la destinazione del denaro pubblico, ricavato con le tasse, è estremamente preziosa perché finanzia il nostro welfare e ciò permette di avere un equo trattamento sociale, la possibilità di avere i servizi pubblici e di godere di beni essenziali.
E' vero che il pagamento delle imposte può comportare seri e grossi sacrifici, ma, come dice Colzani, è il giusto prezzo per garantire a tutti i cittadini ed ai meno abbienti, il giusto livello di servizi e beni che solo il sistema sociale può garantire, pena l’esclusione grave di una buona parte della popolazione.
La mia preoccupazione è che vorrei il concetto che le tasse siano troppo alte o addirittura inutili, se non perfino dannose per i cittadini.
Non vorrei che si arrivi all’idea che l’impianto tributario è un enorme un furto dello Stato, come ha denunciato Berlusconi pubblicamente. Egli ha ammesso che fa solo bene chi evade le tasse.
Per cui il privato è l’unico che può dare i servizi di interesse generali a prezzi e con qualità migliori di quelli forniti dal settore pubblico. Questo metodo permetterebbe tranquillamente di ridurre le imposte.
Quindi non vorrei che si concepisse che l'unico rimedio per risolvere il problema è quello di abolire il Welfare e consegnare tutto al mercato o ai privati. Si determinerebbe la grave e seria conseguenza che buona parte della popolazione è privata del diritto di usufruire di servizi ospedalieri, di pensioni adeguate, di scuole valide, di università ecc.
Infatti il privato pensa solo al profitto e alza i prezzi e riduce i costi per avere un ottimo guadagno. Il privato non mira al pareggio di bilancio. Non agisce nell’interesse degli utenti che vogliono solo una parità di servizi ad adeguati livelli. A prezzi alti, non tutti possono perttersi certe opportunità, che sono diritti per la nostra carta costituzionale. I risultati sono evidenti: i prezzi aumentano, la qualità non è detto che migliori e ampie fasce della popolazione rimangono senza salute, come in Brasile, USA, Cina ed in altri paesi del terzo mondo.
Si pensi alla privatizzazione della fornitura dell’acqua di alcuni paesi africani suggerita dal fondo monetario per risanare i bilanci. Il risultato può essere quello che amici o uomini del potere entrano in possesso di gioielli di Stato ad ottimo prezzo e i cittadini rimangono senza acqua perché l’acqua è carissima.
Negli anni novanta è incominciata la privatizzazione e sembrava che ciò avrebbe portato ad ottimi benefici per i cittadini come: apertura del mercato, aumento dell'occupazione, prezzi competitivi e servizi più efficienti, se non addirittura ad ottime entrate per il bilancio dello Stato.
Le previsioni sono state quasi tutte errate e in questi anni si è dimostrato il contrario. I prezzi sono aumentati (Alitalia, assicurazioni, gas, Ferrovie dello Stato, banche), la concorrenza non è arrivata o è scarsa (Telecom, Enel, banche, aziende petrolifere), il patrimonio delle grandi aziende pubbliche è stato distrutto e rovinato (Telecom, banche) e i posti di lavoro sono diminuiti (Telecom, banche, Wind). Le favolose entrate per le casse statali non si sono viste ( vendite di aziende dell'Iri).
E' stata l'assenza di regole che garantissero il mercato, la concorrenza e le pari opportunità che ha creato danni. Sono mancate le norme che tutelassero i consumatori e gli azionisti. Vi è anche stata un'evidente mancanza di controlli (Consob e Banca d'Italia). Non si deve trascurare che le aziende pubbliche sono andate nelle mani di amici di politici o di finanzieri pericolosi. Non ci sono state regole che impedissero tutto questo e punissero chi ha commesso operazioni finanziare fallimentari e fraudolente.
Queste lobby hanno guadagnato alle spese dei cittadini. La corruzione l’ha fatta da padrone in molti casi.
Ciò dimostra che la legalità garantisce gli utenti, il motore dello sviluppo del paese e riduce i rischi di spreco di denaro pubblico. Sono il rispetto di regole vere che tutelano il mercato, gli azionisti, la concorrenza, i consumatori gli elementi che aiutano a migliorare la situazione e mantenere un buon livello di servizi sociali.
Se i soldi spariscono per fenomeni di malcostume politico e finanziario, è normale che poi non ci siano i risparmi per gli investimenti e per soddisfare le esigenze sociali della popolazione. I fenomeni di corruzione hanno spiegato chiaramente questo andamento. Gli sprechi di denaro pubblico aiutano la politica del malessere, ma non aiutano i cittadini che devono sempre pagare più tasse per mantenere gli alibi dei corrotti e di faccendieri senza scrupoli. Quindi si spinge a ridurre le tasse, si apre ai mercati e parte della popolazione non ha più le tutela assistenziali di prima. Questo crea un circolo vizioso che portare alla perdita di quei benefici che oggi godiamo.
Concludo dicendo che se il futuro è solo il mercato, senza regole adeguate per difendere i diritti dei cittadini, allora io preferisco quello che qualcuno chiamava "arretratezza economica".

Rebecchi Lorenzo

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