mercoledì 15 ottobre 2008
Salvataggio Alitalia: basta barare
La cordata per Alitalia sta tagliando la corda. Tutta colpa della crisi internazionale. I 16 salvatori della compagnia di bandiera sono a corto di liquido. Il capofila Roberto Colaninno aveva promesso di versare 150 milioni di euro in CAI, la nuova società. Non i suoi, come consuetudine dai tempi della scalata a Telecom Italia. I soldi contava di prenderli in prestito, come ogni imprenditore italiano che si rispetti. La scelta è stata oculata. La banca che doveva assistere CAI era infatti la Lehman Brothers. Questi portano sfortuna. Appena lo hanno saputo a New York la Lehman è fallita dopo essere sopravvissuta anche al 1929 e si è scatenato il panico nelle Borse mondiali. Colaninno sta cercando altri finanziatori, aspettiamo il prossimo nome per toccarci.
La nuova Alitalia doveva partire, secondo l'amministratore delegato Corrado Passera di Banca Intesa, il primo novembre. Se partirà l'anno prossimo sarà un miracolo. Ancora adesso non si sa chi dei magnifici 16 si presenterà all'assemblea del 28 ottobre. Potrebbero uscire Aponte, l'Ilva di Emilio Riva e Fossati, ma anche il fondo Clessidra, e pure la Marcegaglia voleva mollare tutto, come ha riportato il Corriere della Sera. Il partner straniero non si sa ancora chi è, quale peso avrà. L'unica cosa chiara è che l'Alitalia è già fallita, che Air One, con cui dovrebbe fondersi, ha una barca di debiti e Banca Intesa, sponsor dell'operazione, è tra le maggiori creditrici di tutte e due.
Io sono indignato da come è stata gestita Alitalia. Si prende una società fallita per colpa della politica e dei sindacati. La si divide in due parti. Una con tutti i debiti a carico dei contribuenti che viene chiamata: "bad company". E una senza debiti, detta "good company", che si offre a prezzo di realizzo a imprenditori senza soldi (Colaninno), concessionari dello Stato (Benetton) o interessati a EXPO 2015 (Tronchetti). Gente che la potrà rivendere dopo un certo tempo con il dovuto guadagno a una compagnia straniera che entra da subito nel capitale. Un esempio per ogni italiano. Si impacchettano le rate del mutuo, i debiti con i fornitori, le perdite in Borsa e la suocera in una bad company e la si passa allo Stato. Casa, crediti, stipendio, interessi si conferiscono invece a una good company e si riparte come nuovi.
Facile fare queste operazioni, basta barare. Così sono capaci tutti. Colaninno e Berlusconi compreso.
Rebecchi Lorenzo
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