domenica 2 gennaio 2011
Battisti, una storia di impunità che si ripete non solo in Italia
Il Brasile e' da tempo un paese nel quale latitanti italiani - e anche super-latitanti, come Tommaso Buscetta - cercano rifugio, a tale punto che piu' di una decina di anni fa, nel 1999, il Servizio Centrale Operativo della polizia chiese alle autorita' locali di tracciare una ''mappa'' dei numerosi mafiosi che vi risiedevano, oltre ai 16 per i quali gia' allora si era richiesta l'estradizione. Buscetta, noto come ''il boss dei due mondi'' fu arrestato in Brasile il 24 marzo del 1983, e successivamente estradato in Italia, dove - sconvolto dal tradimento di Pippo Calo' - inizio' a collaborare con il giudice antimafia Giovanni Falcone, dopo essere stato separato dalla sua giovanissima moglie brasiliana, Cristina.
Ma Buscetta e' solo il nome piu' noto di una lunga lista, che include anche Antonino Salamone, il boss della famiglia mafiosa di San Giuseppe Iato, che fu arrestato nel 1993, quando aveva 75 anni, nella sua casa di San Paolo. Brasile rifugio di mafiosi e narcotrafficanti, ma anche di terroristi e militanti di gruppi estremisti, di destra e di sinistra, come Cesare Battisti. Ma anche Gaetano Orlando, ex appartenente al neofascista Movimento di Azione Rivoluzionaria (Mar) arrestato a Foz de Iguacu nel maggio dell'83 e successivamente estradato in Italia. Luciano Pessina, ex Brigate Rosse, arrestato nell'agosto del 1996 a Rio, riusci' invece a sfuggire all'estradizione, giacche' il Tribunale Federale Supremo (Tfs) stabili' che due dei delitti per i quali era stato condannato erano prescritti e il terzo doveva essere considerato come un'azione politica, e non un atto terroristico. Lo stesso avvenne tre anni prima con Achille Lollo, ex Potere Operaio, condannato per l'attentato contro la casa di un esponente missino a Roma, nel quale morirono tra le fiamme due figli del politico: il Tsf ritenne che l'intervallo di 11 anni fra una prima sentenza di assoluzione nel 1975 e la condanna nel 1986, in base alle leggi brasiliane, invaliderebbe il secondo processo.
Tutte le risoluzioni riguardanti le estradizioni di italiani latitanti, tanto per fatti di criminalita' comune come per violenza politica, sono pero' state prese autonomamente dal Tsf, contrariamente al caso di Cesare Battisti, in cui e' la presidenza a dire l'ultima parola. Ma i due casi piu' noti di mancata estradizione di latitanti stranieri in Brasile non concernono l'Italia. L''ex dittatore paraguayano Alfredo Stroessner mori' in esilio a Brasilia nel 2006, dopo essere stato condannato nel suo paese per crimini contro l'umanita' nel 1997, e Ronald Biggs, il britannico protagonista della mitica Grande Rapina al Treno (1966) che dopo 35 anni di esilio dorato sulle spiagge di Rio e' tornato volontariamente in Inghilterra nel 2001.
Non possiamo che esprimere profonda indignazione e delusione per la scelta del governo brasiliano.
Meno male che la sinistra di Lula doveva portare più giustizia sociale per il suo paese. Rispetto ai governi conservatori precedenti, non è cambiato nulla. E' la solita minestra. Cambiano facce, cambiano i partiti, ma alla fine rimane tutto come prima.
Una nazione non cambia e non migliora solo con riforme in campo economico, ma anche con leggi che tutelano il corretto esercizio della giurisdizione che tengano conto dell'interesse pubblico. E' prevalso qui l'interesse di parte, la ragione di Stato e non il senso di giustizia.
Ciò dimostra che sulla strada dell'impunità la politica non si divide, non rispetta i principi di uguaglianza e della certezza della pena, al di là del colore di appartenenza.
Cesare Battisti rimane un assassino e come tale deve pagare con il carcere. Concludo esprimendo totale ed infinita solidarietà ai parenti delle vittime che ancora adesso soffrono per la mancanza dei propri cari. I criminali la fanno franca e gli onesti pagano per tutti.
Rebecchi Lorenzo
Consigliere Comunale IDV
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