giovedì 3 giugno 2010
Sistemi equi ed efficenti per la gestione dell'acqua
Dicono che privatizzare l’acqua garantirà servizi migliori per i cittadini, grazie alla concorrenza. Non è così, anzi è vero il contrario. Tutti i comuni che hanno ceduto il servizio idrico ai privati, nel tempo hanno pagato un prezzo molto salato. I rincari delle bollette sono arrivati fino al 300%, per non parlare della pessima qualità dei servizi offerti e della scarsa trasparenza.
Le multinazionali del settore, che con la privatizzazione voluta dal governo Berlusconi invaderanno l’Italia, considerano l’acqua come una merce pregiata dalla quale si devono ottenere grandi profitti. L’idea di servizio pubblico sparirà: non c’è alcun interesse, da parte di un privato, nel raggiungere una zona isolata, oppure nel fornire il servizio a chi non può permettersi di pagare. Queste società esistono, per definizione, per fare profitto: non c’è da stupirsi se, quando si tratta di investire nelle infrastrutture, vanno a risparmio.
Un esempio lampante di mala gestione dell’acqua è la provincia di Agrigento, dove da anni i cittadini sono costretti a rifornirsi autonomamente con delle cisterne a causa dei disservizi della gestione di Girgenti Acque, società privata.
Con la legge attuale, dal dicembre 2011 tutti i servizi idrici dovranno aprirsi ai privati. Anche quelli dove il pubblico funziona. Per esempio il comune di Milano, dove l’acqua è gestita da una Spa pubblica al 100% ha raggiunto dei livelli eccellenti nella qualità dell’acqua e la bolletta non è aumentata. La società pubblica che gestisce l’acquedotto di Milano si chiama Metropolitana Milanese: con 31 stazioni di pompaggio e 550 pozzi dislocati per tutta la città, sottopone l’acqua cittadina a continui controlli (microbiologici e chimici) per testarne la purezza. Ogni anno ne vengono fatti più di 21mila.
La gestione di Milano è l’esempio da seguire, l’eccellenza verso cui dobbiamo muoverci. Infatti recentemente il consiglio comunale ha votato all’unanimità una mozione “bipartisan” che impegna sindaco e giunta a conservare il modello «in house», cioè il controllo diretto del servizio idrico, in quanto «è un’importante e positiva risorsa dell’amministrazione, gestita in maniera efficace, efficiente e sicura».
Da questi esempi dobbiamo partire per costruire un servizio pubblico funzionante e senza sprechi: per un bene fondamentale come l’acqua, infatti, non c’è dubbio che la gestione debba essere di interesse generale, e non privato. L’obiettivo da raggiungere è di esportare i modelli efficienti di gestione pubblica in tutta Italia, non affossare le esperienze positive a favore di pochi interessi privati.
Rebecchi Lorenzo
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